La scelta di contattare uni psicologo è determinata dalle motivazioni più disparate:
l’esigenza cresciuta gradualmente fino a esplicitarsi in una domanda di consulenza, la constatazione graduale della propria difficoltà a costruire relazioni stabili, un crescente stato di isolamento, sfiducia eccessiva in se stessi, l’accoglimento e il suggerimento da parte di un genitore di fare affidamento a un professionista che possa aiutare l’evoluzione del proprio progetto di crescita bloccato o la costruzione di un percorso ancora non pensato o pensabile, un sintomo, uno stato di malessere del corpo non riconducibile a cause organiche ecc.

Altre volte il bisogno nasce improvvisamente in particolari circostanze di vita come alla fine di una relazione affettiva, in seguito ad un lutto improvviso, un insuccesso lavorativo, un cambiamento che modifica radicalmente la propria vita e la rende troppo rapiramente e inaspettatamente eccessivamente diversa da quella avuta fino ad un momento prima.

L’esigenza diventa uscire dal proprio stato di sofferenza al più presto ed evitando ulteriori stati di dolore, spesso già presenti. Far fronte alla sofferenza richiede accogliemento, fiducia, pazienza e buoni incontri che partano dal materiale e dal disagio portato dal paziente e lo affrontino nella modalità pià sensibile e costruttiva possibile pur avendo in mente che c’è da lavorare e che non ci sono bacchette magiche o soluzioni miracolose. E allora, gradualmente l’incontro con lo psicologo-psicoterapeuta diventa il luogo in cui la propia sofferenza può assumere significato e proprio per questo prendere un nuovo corso.

I nessi si fanno più chiari, il malessere prende una forma pensabile, decifrabile e comunicabile, le relazioni gradualmente possono andare a modificarsi proprio a partire dal riconoscimento delle fantasie consapevoli ma ancora più spesso inconsapevoli, che mediano l’incontro con l’altro.

Durante i colloqui individuali, a partire dalla storia del paziente, attraverso la funzione facilitante dello psicoterapeuta possono venire chiariti molti aspetti precedentemente vaghi e venire proposto il percorso di cura più adeguato alla situazione a cui far fronte. Se in alcuni casi è la durata della consultazione a dare la risposta a molte domande, altre, emerge la paura di mettere mano a quanto scoperto: allora i problemi vengono sotterrati oppure scaturisce una forma di benessere fragile che potremmo chiamare ‘fuga nella guarigione’. In altri casi ancora diventa importante la necessità di far fronte alle problematisovente in modo pù profondo e decidere di iniziare una pscicoterapia o una psicoanalisi. Sono diversi i percorsi possibili, difficilmente con una frequenza inferiore a una volta a settimana. Ma il tempo e la frequeza della cura non è definibile a priori e uguale per tutti. Qualcuno può giovarsi di un incontro settimanale mentre altri necessitano o si giovano maggiormente di più incontri e, va sottolineato, frequeza e durata della terapia non sono strettamente collegati alla gravita del paziente come molti a volte tendono a pensare.